Ogni volta che esco in bici, specialmente al tramonto, mi ricordo che invece di preoccuparmi di cose lontane come il pezzo di strada da Isiolo a Moyale in Kenya, o del deserto del Sudan dovrò fare molta attenzione fin da subito, agli enormi camion che ti suonano incazzati 300 metri prima di raggiungerti e non si spostano nemmeno di un millimetro, anche se nel senso opposto non viene nessuno. Per fortuna la bamboo bike mi sembra abbastanza agile e reattiva per farsi da parte al momento giusto. Sulla strade in Zambia e in Africa vige la legge non scritta del più grosso: i primi a passare sono i truck, le bici vengono solo prima dei pedoni che sono i più sfigati di tutti.
La mia bici in bamboo è dotata di due sfiziosi portapacchi che sono che il prolungamento del telaio stesso, ma per fissare le borse posteriori i miei due ‘ingegnieri’ preferiti, Moses e Alex, mi hanno fatto un supporto su misura che oggi ha superato brillantemente il test su strada.
Il mio casco con il cronometrino sono ancora in Italia, dispersi da qualche parte tra Milano e le Marche … speriamo il corriere arrivi prima che Michela prenda l’aereo …