Prima di iniziare venerdì scorso mi facevano male tutte le ossa che mi sono rotto, o mi hanno rotto, e anche quelle che avevano goduto sempre di ottima salute, ma già venerdì al primo colpo di pedale tutto era passato, adesso alla fine dello Zambia e con 730 km alle spalle, ho qualche dolorino e una abbronzatura difficilmente imitabile: dalla punta dei piedi a poco sopra le caviglie bianco, poi un colore fighissimo fino a 10 cm sopra il ginocchio, ancora bianco fino alle spalle, collo e faccia abbronzati, completano mise i guanti naturali che si etendono dai polsi alla punta delle dita. Le creme danesi che mi ha lasciato Michelangelo funzionano alla perfezione, per ora fa freddino e mi sono rovesciato dell’acqua in testa una volta sola.
La tappa di oggi è stata breve e su terreno sconnesso. Sconnesso è un eufemismo. Le strade sterrate che sono sempre state sterrate anche quando malconcie hanno una loro dolcezza di fondo, seguendo le tracce delle bici che son passate prima si riesce a pedalare con continuità, se si entra in una buca se ne esce elasticamente, in discesa si può osare e divertirsi senza paura di scartavetrarsi troppo. Le strade sterrate che furono asfaltate, come i ricchi che diventano poveri, non riescono ad abituarsi alla nuova situazione sono spigolose dispettose, quando si entra in una buca, o si passa dove dell’originario catrame sono rimasti solo delle striscioline, si viene sbalzati e sobbalzati, braccia, schiena e culo subiscono spiacevoli contraccolpi, in discesa si deve andare piano e stando spesso sui pedali.
La strada di oggi appartiene alla seconda categoria. Tra la strada e la brevità della tappa non mi hanno mai fatto prendere il ritmo giusto. Domani entrerò in Malawi che è qui a 17 km, un anziano con lunga barba bianca mi ha detto ‘kilomtetri non so, ma sono 9 miglia’. La troupe che domani tornerà a Kafue, ha trovato posto, in un albergo a forma di castello, di fronte al fiume Lundazi, costruito nel 1952 e dichiarato monumento nazionale, ma nessuno è risucito a spiegarmi quale fosse la sua fiunzione originaria … probabilmente un fortino degli inglesi dato che nel 1952 lo Zambia era ancora una colonia di sua maestà.
Stiamo per uscire dallo Zambia ed è tempo di fare un po’ di conti, forse sono leggermente indietro nella tabella di marcia, ma conto di recuperare nelle prossime tappe più piatte, queste le tappe:
Data | Partenza | Arrivo | Km |
15/06/2012 | Chongwe | Shingela | 72 |
16/06/2012 | Shingela | Luangwa Bridge | 132 |
17/06/2012 | Luangwa Bridge | Nyimba | 105 |
18/06/2012 | Nyimba | Sinda | 116 |
19/06/2012 | Sinda | Chipata | 121 |
20/06/2012 | Chipata | Kawinga | 124 |
21/06/2012 | Kawinga | Lundazi | 57 |
Totale | 727 |
Ieri ho usato l’Ipod per la prima volta, a volume basso per non perdermi le parole della gente e non finire stirato da un camion, avevo caricato musica non ‘mia’ e di diverso genere da Eminem, alla Pausini, passando per i Foo Fighters, ma tutte le canzoni stavano bene come colonna sonora per questa gente e questi paesaggi.
Probabilmente la scelta di passare da Lundazi, non è stata solo aritmetica, una manciata di kilometri in meno che da Lilongwe, non è stata solo voglia di vedere posti che non avevo mai visto, ma è stata la volontà inconscia di restare ancora un po’ in Zambia.
Kawinga Kamkwesi Basic School S12° 42.571’ E 32° 55.083 – Lundazi S12° 85.496’ E 33° 20.196’
57 km