Giorgia me l’aveva detto che non aveva trovato quasi nessuno che era passato da Iringa a Arusha per questa strada in bici … ora sto capendo … da Iringa a Dodoma la strada è brutta, da Dodoma è quasi impraticabile, si passa da zone con pietre incastonate nel terreno ad altre dove sembra di essere in bici su una spiaggia bianca della Sardegna, su una di queste oggi ho incontrato un bel serpentello che attraversava la strada, ma eravamo troppo presi dalle nostre faccende per spaventarci reciprocamente, a me faceva invidia il suo muoversi agile, come se galleggiasse sulla sabbia mentre io sprofondavo soprattutto dietro dove c’è tutto il peso delle borse. Questa tappa avrebbe dovuto portarmi almeno a Kolo, mi sono dovuto fermare a Kondoa a causa di alcuni incovenienti tecnici che la strada impervia ha accentuato. Sono un po’ preoccupato perchè sto perdendo un sacco di tempo su questa strada che dovrò recuperare sull’asfalto.
Domani supererò la barriera dei 2000 chilometri che è la massima distanza che ho percorso nei tour precedenti, vedremo cosa succederà, devo anche prendermi un giorno di riposo ma lo farò a Nairobi.
Dopo nemmeno 10 chilometri dalla partenza mi si accartoccia il cambio all’insù, per fortuna che non si è rotto perchè qui i meccanici delle bici sono di più che in Malawi, ma sono meno forniti. L’ho rimesso in sesto con l’aiuto finale di due passanti e tre masai, ma fa un rumorino poco rassicurante e, a volte, inserisce il cambio automatico a Nairobi o Arusha devo farlo vedere o cambiarlo. Concausa del problema al cambio sono anche le borse che sono un po’ troppo lunghe e quella di destra, su questi terreni urta il cambio.
Mentre compravo biscotti e acqua, la mia attenzione è stata attirata da grida ritmate ‘oohh oohh’ da uomini, simili a quelle dei rematori sulle galere. Sul lato opposto della strada, c’era uno spiazzo rettangolare grosso più o meno come un campo da pallacanestro, con in mezzo una montagnetta di un cereale, penso sorgo. Degli uomini con in mano dei rami molto flessibili alti un paio di metri battevano i cereali per separare la parte commestibile dallo scarto. Avanzando piano piano, e gridando forte forte ‘oohh oohh … oohh oohh’ … . Hanno volute provassi, il metodo sarà un po’ primitivo ma assicuro che è molto divertente, un tipo di kendo rurale.
Quando sono tornato alla bici, ho visto la ruota davanti un po’ a terra, l’ho pompata, è durata altri 5 chilometri. Stacco il filo del freno, rimuovo la ruota dalla bici, rimuovo copertone, camera d’aria bucata e spina piccolissima di acacia che ha cuasato la foratura. Metto la nuova camera d’aria, rimetto copertone, pompo … cazz … il pirulino delle camera d’aria che Serena mi ha comprato in Italia non è compatibile con la mia pompa cinese … ho incontrato 6 o 7 macchine in 60 chilometri, non c’è anima viva … trovo una pompetta piccolissima comprata a Lusaka che non funziona … rimuovo l’adattatore … lo metto sulla pompa cinese … funziona! … ma la pompa cinese si rompe in due … e si rompe anche il pirulino della camera d’aria … sono le tre del pomeriggio, non c’è anima viva, sono pieno di camere d’aria ma senza pompa … fa caldo … quando mi sembra di sentire una moto venire su per la salita … faccio il gesto della pompa piegandomi sulle ginocchia … mi sembra un musungu … sarebbe il primo da quando è iniziato il fuori pista … no sarà un albino … è proprio un musungu di Londra con la compagna tanzaniana … ha l’età giusta per essere cresciuto con Mc Giver … ‘You have been very lucky to meet me in this fucking place!’ … ‘in Africa nothing is fucking rubbish, keep everything with you’ … ‘why are you going to London there is a fucking crisis there’ … queste sono alcune delle fucking frasi che mi ricordo … poi estrae da uno zaino di 40 litri una pompa Indiana che aziona premendo con un piede e tirando una cordicella … la ruota è a posto … foto con la bamboo bike … e la giornata è finita mi trascino a Kondoa … c’è solo il tempo per delle foto ai dei baobab imponenti.
Haneti S 5° 48.616’ E 35° 84.708’ – Kondoa S 4° 90.381’ E 35° 77.693’
81 km