Ho imparato che è meglio attraversare i confine alla sera: c’è meno gente, ci si mette meno e il giorno dopo sei pronto per ripartire direttamente per la nuova destinazione. Da Namanga ci passai nel lontano 1998 quando scalai il Kilimanjaro, che oggi speravo di vedere in lontananza ma non l’ho visto perché il cielo era coperto, ma non sono sicuro si possa vedere da dove sono passato.
Ieri sera mi sono addormentato come un bambino, non so quando mi è successo l’ultima volta, così ho dovuto scrivere il post al mattino, poi colazione e via alla ricerca di un ciclista!
Il garzone dell’albergo mi porta da uno ma il capo non c’è e l’assistente non sa dove mettere le mani. Andiamo da un altro poco più avanti, è un negozio gestito da un vecchio indiano tanzaniano, molti inidani arrivarono qui con gli inglesi nell’epoca coloniale, fuori c’è un capo gruppo composto da una specie di addetto al customer care, un gruppo di fly catchers, letteralmente cacciatore di mosche, ossia ragazzi che non hanno niente da fare e assecondano le scelte del capo e dicono frasi del tipo ‘adesso facciamo un lavoro fantastico!’, ‘la bici sarà come nuova’, ‘questo ricambio è perfetto’ … infine c’è il fundi il meccanico che è l’unico che lavora. Questa è la formazione tipo per fare business col musungu.
L’inizio è promettente: viene individuato un cambio simile su di una bici di secondamano appena arrivata dall’Europa, il fundi, meccanico, sembra in gamba anche se un po’ grezzo, sostituisce il cambio del Malawi con quello usato, tutto sembra funzionare bene … chiedo se mi può pulire le corone dietro … rimuove la ruota, la pulisce, la rimette e … non funziona più un cazzo! Dopo un po’ di proposte avventate … tra cui ‘accorciare la catena’ … suggerimenti del tipo ‘basta che usi solo questi tre rapporti in mezzo e non succede niente’ decidiamo di rimettere il mio cambio dopo averlo raddrizzato a martellate …
Nel frattempo un venditore di batik vuole vendermene uno di un metro quadrato anche se ha capito che mi muovo in bicicletta!
A questo punto subentra un secondo fundi, che parla poco non ascolta la combriccola dei cacciatori di mosche, e in mezz’ora sistema il cambio in maniera accettabile, resta una vibrazione forte che si sente sotto la sella che sento dalla fine della tappa di Dodoma, glielo faccio presente e lui, come quegli studenti un po’ timidi che quando sono interrogati in matematica rispondono scrivendo sulla lavagna senza parlare, inizia a smontare la ruota dietro estrae il mozzo dal ‘coprimozzo’ … e sopresa è spezzato in due … terreno a parte nelle ultime tre tappe mi sembrava di non spingere come al solito … effetto collaterale della sostituzione del mozzo è che adesso se buco devo smontare la ruota con la chiave inglese … ma sono contento che il problema è stato risolto!
Arriviamo al conto di 150,000 tanzanian shillings, 100 dollari! … ne offro 30,000 … loro 120,000 io 35,000 … loro 115,000 io 40,000 … poi 45,000 e loro 110,000 … poi 50,000 e loro cento … dicono che di più non possono scendere perchè il costo dei ricambi è altissimo … voglio ripartire … gli spiego che non è giusto sparare prezzi così perchè sono bianco … faccio un po’ di sceneggiata napoletana … poi mi rompo ed entro dall’indiano e gli chiedo il prezzo dei ricambi … 30,000 … lo pago … poi lascio 15,000 al capo gruppo che fa l’offeso, ma gli operai che lavorano con i cinesi per le strade prendono di meno per una giornata di lavoro … riassumendo da 150,000 a 45,000 … in Malawi dove tutti negozi erano gestiti da locali non ebbi questi problemi … inoltre la vicinanza con i turisti non aiuta … e alcuni sono un invito alla rapina … per come si abbindano ne segnalo due … il primo visto al mercato sui quarantanni vestito come uno scout cresciutello con cappello da ‘Marathon des Sables’, scarponi da montagna, e camel bag, una sacca per l’acqua che si mette sulla schiena con cannuccia che esce sul petto per succhiare l’acqua, quando ad Arusha puoi comprare un’ottima acqua sigillata ogni 10 metri … il secondo visto stasera con cappello simile a quello di Livingstone, o di un vigile urbano Milanese … avvolto da una zanzariera che scendeva fino sulle spalle …
Al mercato abbiamo finite verso le 12,30, ho sfruttato l’occasione per mangiare in albergo, non avevo un pranzo normale a mezzogiorno dalla semitappa con arrivo a Lundazi! Parto verso le 13,30 da Arusha con l’unica opzione di raggiungere il confine, per i primi venti chilometri la strada sale fino ai 1800 di Soit Sambu, il paesaggio è lunare, poi la strada inizia a scendere e il vento oggi è mio amico, la media è la più alta di tutte le tappe e arrivo a Namanga appena dopo il tramonto. Sulla strada ho incontrato tantissimi Masai con moltissime mucche, su una discesa ho perso, senza accorgermi, il giubbino che mettevo alla sera e al mattino quando fa freddo, quando Andrè me lo regalò non mi sembrava molto adatto ad attraversare l’Africa … invece lo usavo quasi tutti i giorni …
Domani Nairobi, potrei starci poco in Kenya perchè non so se il pezzo da Isiolo a Moyale me lo lasceranno pedalare … troppi banditi dicono …
Arusha S 3° 36.578’ E 36° 67.445’ – Namanga S 2° 55.209’ E 36° 78.389’
115 km