Volevo svegliarmi presto, ma non così presto! La prolungata chiamata alla preghiera del muezzin alle 5 del mattino, amplificata da casse piuttosto potenti, proveniente da una moschea vicina al River Camp Lodge mi ha rovinato l’ultima ora di sonno.
Prima di partire ho prelevato in una banca posta quasi sulla linea di confine, poi ho comprato una sim per il telefono, che qui si compra ancora agile senza fornire nessun documento o dato personale, questa volta ho preso Orange, in Tanzania Vodacom, in Malawi Airtel in Zambia ho MTN … cerco di accontentare un po’ tutti … la verità è che compro la prima che mi capita quando entro in un paese, ho anche il mio Blackberry italiano che uso per mandare i post a Giorgia quando sono in posti senza internet, cioè quasi sempre. Il cellulare ha cambiato il modo di comunicare in Africa, è accessibile a tutti e ho visto Masai con il portacellulare di fianco al coltello … inoltre vanno anche in moto quasi sempre con una mano sola perchè, a causa del vento, con l’altra devono tenere fermo il vestito …
Una pasta alla carbonara come quella di ieri la si può trovare solo all’estero, l’unica cosa che ricordava vagamente l’originale era il colore giallognolo. In quel disastro però la pasta, dei tagliolini, non era male e la quantità da lottatore di sumo mi ha permesso di ricaricarmi adeguatamente di carboidrati. Sarà questo, sarà il vento amico, sarà il mozzo nuovo cinese (quanto durerà?), sarà la cura dello sterrato ma oggi andavo proprio forte … anche perchè non volevo assolutamente arrivare a Nairobi col buio.
Sulla strada i primi 135 km erano segnati uno dopo l’altro, uno sulla destra e uno sulla sinistra, come nelle maratone organizzate bene! All’inizio pochissime macchine, Masai, mandrie e asini e una moltituidine di fiori, ‘campanule’ bianche e viola. Venticinque chilometri dove la discesa prevaleva sulla salita, poi la strada ha preso a salire con pendenze dolci circa fino al novantesimo chilometro dove la strada si è stabilizzata e anche il paesaggio è iniziato a cambiare, dalle prateria, alle grandi farms recintate, alla periferia di Nairobi dove ci sono, e stanno sorgendo, veri e propri paesoni come Kitengela. Dove ho visto degli Ape-taxi veri della Piaggio.
Ad una trentina di chilometri da Nairobi la Namanga road, da cui io provenivo, confluisce nella Mombasa road, una superstrada a due corsie. Ho chiesto ad un autista col camion in panne se potevo entrare e mi ha detto ‘no problem’. L’entrata è come quella delle nostre autostrade. Le regole di circolazione un po’ diverse. Ci sono persone che attraversano di corsa, come tanti frogger. Si può sorpassare dove si vuole. Un pulmino si può fermare nella corsia di emergenza, dove io procedevo con tutti i sensi allertati al massimo, a caricare e scaricare le persone, le persone che uscivano dalle fabbriche. Ho avuto la certezza che potevo passare di lì quando un poliziotto mi ha salutato tutto contento, col pollice verso l’alto in segno di approvazione. Questa sera il mio angelo custode si chiamava Ernest, uno dei 5 ciclisti che ho visto sulla ‘superstrada’, abbiamo fatto insieme gli ultimi quaranta minuti, parlato poco perchè la situazione non lo permetteva, mi ha chiesto se andavo a Londra come atleta …
Domani devo fare il visto per il Sudan, sarà il primo giorno senza bici dal 15 giugno, mi hanno chiesto una lettera dell’Ambasciata italiana e la fotocopia della carta di credito !?!
Namanga S 2° 55.209’ E 36° 78.389’ – Nairobi S 1° 29.206’ E 36°82.194’
161 km