La prima volta che venni in Africa fu proprio a Nairobi, ci sono poi passato molte volte nel corso degli anni, ma entrarci in bici all’ora in cui chiudono le fabbriche, ritrovarsi immersi nel traffico, superare centinaia di macchine e camion vittime di rotonde e semafori, fa un effetto particolare. Mi sono ricordato del tempo passato incolonnato in tangenziale nella mia vita precedente. Penso che difficilmente riproverò la stessa sensazione benevola nei confronti del traffico che ho provato ieri!
Dopo 21 giorni sulla bici, più di 2300 km percorsi, eccomi fare avanti ed indietro dalle ambasciate con il taxi in mezzo al traffico. La prima ambasciata che visito è quella etiope, ho già il visto ma volevo anticipare la data d’ingresso, ma una zelante dirigente tatuata con una croce copta sulla fronte e molte altre intorno al collo, ha declinato tutte le mie richieste. Vedremo cosa succederà a Moyale, anche noi siamo un po’ colpevoli abbiamo avuto un mese per sistemarlo ma siamo arrivati all’ultimo giorno. La seconda è quella sudanese, un nome che mette esageratamente paura alle mamme dei cooperanti, compilo scrivendo da destra a sinistra dei moduli per la richiesta del visto scritti in arabo ed inglese. Presento la domanda alle 10,30 e alle 14,30 ho il visto bello e appiccicato sul mio passoporto.
Ieri Serena, presidente e co-fondatrice con me della Sport2build, ha fatto scalo qui prima di raggiungere Lusaka, con delle barrette e un … cambio nuovo … speriamo non faccia la fine degli altri … ho colto l’occasione anche per cambiare le canzoni che ho sull’Ipod perchè ormai le mie le conosco tutte a memoria … e ho capito canzoni in inglese che non avevo mai capito bene … anche R&B in slang!
Come mi avevano già anticipato altri attraversatori d’Africa, in quegli incontri occasionali in cui sudati e stravolti ci si chiede tutto e si da tutto, … ‘Com’è lo Zambia?’… ‘Che strada hai fatto in Tanzania?’ … ‘Dove hai dormito ieri?’ …’Ciao fai buon viaggio!’ … ‘Good luck!’ … probabilmente non potrò pedalare da Isiolo a Moyale, zona bellissima ed infestata dai banditi, somali dicono i più, ma c’è un po’ di tutto.
Domani pedalerò con David Kinjah, e altri ciclisti kenyani. David ha un passato da professionista della mountain in Italia ed oltre ad essere un ottimo meccanico, ha fondato una ONG che col ciclismo toglie i ragazzi dalla strada.