Ventinovesima tappa

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Mi stanno rubando la bici?

Dopo una tappa come quella di ieri alla mattina sei un po’ inebetito combattuto tra un misto di euforia e di voglia di stare sotto le coperte fino a mezzogiorno.

Mi devo alzare per forza c’è qualcuno che sta prendendo la mia bici nella veranda fuori la mia camera!

Il manager della pensione dopo la cena di ieri ha pensato che poteva provare la mia bici, è lui che la presa e gira nel cortile come quando da piccolo ti regalano la prima bici con le rotelline. Facciamo un paio di foto di rito, parliamo con l’aiuto di un altro del percorso e del black out che va avanti da quasi 24 ore, e mi aiuta a pulire la bici con gli ‘attrezzi’ della donna delle pulizie … chissà come saranno venute pulite poi le camere …

Colazione a base di spaghetti e injera in un posto dove gente brilla sta ultimando i preparativi per un matrimonio … gli spaghetti non arrivano mai … ma sono i primi di consistenza italiana.

Questa zona dell’Etiopia è densamente popolata, perchè molto fertile, sia ieri che oggi non ci sono stati tratti senza persone e case lungo la strada.

T29-P1020927Tradotto in numeri, mi hanno chiesto qualche migliaia di volte ‘dove vai?’ e poi migliaia di ‘you you you …’ dei bambini. Io saluto quasi sempre tutti come si faceva in montagna, ma qui, a volte, rimpiango un po’ di riservatezza svizzera. In cima ad una salita un gruppo di bambini mi ha rincorso e il più grande, 12 anni circa, mi ha tirato un pezzo di canna da zucchero di 40 cm, per chi non avesse idea è pesante e fa male, dopo dei sassi andati a vuoto su salite precedenti e un calcio alla borsa, mi sono incazzato. Mi sono fermato. Ho fatto per rincorrerlo . E’ scappato e ha fatto un volo in un canale a fianco della strada … Per fortuna i lanciatori sono una minoranza, su un’altra salita, quasi verticale, un gruppo di bambini mi ha spinto su … altri battono le mani …  quasi tutti corrono dietro con una curiosità irrresistibile per le borse. Purtroppo molti di questi bambini lavorano, e spesso mi corrono dietro festanti con gli arnesi del loro lavoro, falci, bastoni, corde, e due inchiodavano delle assi con dei martelli … per fortuna non me li hanno tirati. Molti adulti li sgridano anche perchè correre sulla, e attraverso, la strada è pericoloso, altri ridono … In effetti il ricordo alla sera è divertente ma quando sei li che pedali è un’altra storia.

T29-P1020931All’inizio la tappa è di montagna poi si scende fino ad Hawassa, la prima grande città da quando sono entrato in Etiopia, e poi un lungo falsopiano fino a Shashamane. All’inizio dell’Etiopia c’era pianura intervallata da qualche montagna, adesso ci sono montagne con brevi tratti piani qua e la.
Shashamane è famosa perchè nel 1948 l’imperatore Haile Selassie I, donò due chilometri quadrati dei suoi possedimenti personali al Rastafari Movement per favorire il ritorno dei rasta di origine etiope che si trovavano in Jamaica e nei caraibi. Sono nello stesso albergo dove soggiornò Bob Marley quando venne qui … c’è un museo sulla cultura Rastafarian … e qualche rasta si vede ancora anche se mi hanno detto che i rasta che ormai vivono qui sono molto pochi. Alla reception dell’hotel Lily of the Valley c’è la fotografia di Haile Salassie … non quella del presidente attuale come accade quasi dappertutto in Africa!

T29-P1020953Oggi niente tavoli da ping pong, ma tanti calcio balilla, ad Hawassa ho visto i primi palloni da calcio veri, prima solo palle di stracci, alcune avvolte con cura in una calza di lana.

Sono stato fermato per la seconda volta dalla polizia da quando sono partito da Chongwe, la prima fu in Tanzania, qui stavo superando quattro carretti trainati da asini … il motivo vero è sempre la curiosità. I poliziotti etiopi sono precisissimi nelle indicazioni chilometriche.

Un ragazzo con gli occhialini rotondi e la faccia da intellettuale mi ha detto ‘qui le bici le usavamo nel diciannovesimo secolo’ … le macchine sono poche, i carretti tirati da asini tantissimi, le bici rare.

Dilla N 6° 40.833’ E 38° 30.833’  – Shashamane N 7° 2’ E 38° 6’

108 km