Oggi sono più stanco di molti altri giorni dove ho pedalato più di 8 ore!
Dovevo ritirare le gomme delle bici che le altre sono finite e Giorgia e Serena mi hanno spedito da Lusaka …
Ore 9,30 aeroporto cargo di Addis Abeba, inizia un tour tra uffici, che mi ricorda un vecchio film italiano degli anni 60 …
Baldanzoso mi dirigo verso un magazzino, il capo guarda i miei documenti, mi fa domande sul viaggio e mi tiene li dieci minuti, per poi dirmi che prima di tutto devo andare alla dogana. Qui un funzionario esordisce chiedendomi ‘il documento che dimostra che sono un turista’, spiego che sto andando in bici a Londra e quando varcai il confine non mi diedero niente, ne chiesero di compilare niente. ‘Impossibile, senza questo documento non si può procedere’. Insisto. Chiede alla sua segretaria, un’ocona giuliva con minigonna e scarpe rosse da pornostar, che parla meglio inglese di lui di spiegarmi. Poi preso dalla disperazione prende un faldone e mi fa vedere il documento di uno svedese che è entrato da Metema, dove io uscirò, … e il documento è per una … motocicletta … ma io sono in bicicletta! … ‘Sorry, I didn’t understand …’. Mi manda negli uffici dell’Ethiopian Cargo. Faccio vedere le copie dei documenti di spedizione, mi mandano a fare una fotocopia. Torno, controllano, mi rimandano a fare una fotocopia della patente italiana che uso per dimostrare che sono io. Mi mandano da un’altra persona in fondo al bancone, qui mi danno un foglio ‘di appuntamento’ per andare al magazzino a ritirare le gomme. E’ fatta penso. Quando arrivo trovo una sala d’attesa, un altoparlante, qualche guardia e tanti pericolosi operatori addetti al trasporto delle merci che hanno azzoppato un paio di persone in attesa. Sono le 10,50, ho l’appuntamento tra le 5 e le 6 ora etiope, che tradotto nelle nostre ore vuol dire tra le 11 e le 12 … devo aspettare che l’altoparlante dica il mio nome, ma non me l’hanno detto subito, così la prima volta che tento di passare sotto il metal detector vengo rimbalzato … Non appena l’altoparlante chiama una serie di nomi incomprensibili fingo di sentire il mio faccio salti di gioia e mi ributto dentro. Questa volta non mi fermano. Vado al bancone 1. Un ragazzo gentile mi recupera le gomme. Poi devo andare al banco 2, dove registrano gli estremi dei miei documenti su un librone, poi mi fanno firmare. Penso se firmo è fatta. Devo andare al banco 3, che sta di fronte al banco 1 dove c’è una macchina per lo scan come quelle dell’aeroporto fanno passare le gomme, scrivono qualcosa sul mio malloppo di fogli che via via diventa più voluminoso, e mi mandano al banco 4, dove c’è il controllo manuale casomai lo scan fallisse. I controllori aprono scatoloni, imballi di frigoriferi, televisori, e bidoni di plastica da 200 litri che un tempo contenevano qualche sostanza chimica e ora sono usati per vestiti comprati chissà dove. Per rimettere dentro i vestiti i controllori li schiacciano con i piedi come si faceva un tempo per spremere l’uva. Il controllo delle mie gomme è agile. Altra firma e mi dirigo diretto all’uscita. Errore! Devo passare all’ufficio imposte dove grazie a Dio mi dicono che le gomme non sono tassabili. Questa volta è fatta veramente … No! Vengo stoppato all’ultimo controllo perchè non ho pagato il ‘warehouse charge’, non ho pagato per avere occupato per qualche ora 50 cm di magazzino. Devo uscire e tornare agli uffici dell’Ethiopian Cargo da dove ero partito. Coda abbastanza lunga, altra fotocopia, e alla fine mi danno un preventivo da pagare … dove? … in banca li vicino … vado in banca … altra coda … unico straniero … vedo che c’è uno sportello senza coda … colgo l’attimo … ma cazzo … devo fare un’altra fotocopia di un altro fottuto documento … quando torno con la fotocopia l’impiegato è occupato e mi manda da un suo collega con coda chilometrica … pago … mi rilancio al magazzino … Faccio per entrare dall’uscita, ma no devo ripassare dal metal detector … ovviamente … mi impadronisco delle gomme e ritorno all’uscita … ci siamo veramente questa volta … no! … devo firmare per ricevuta … che cazzo avrò firmato prima? … ritorno ad un bancone di fronte a quello che mi ha detto che non dovevo pagare le tasse … devo infilare uno dei miei tanti fogli sotto una pila di fogli dello stesso tipo di gente che è arrivata prima di me … riscuoto l’applauso dei miei compagni di sventura quando metto sotto la pila il foglio che una furbona aveva messo sopra invece che sotto a tutti gli altri … infine firmo … e questa volta si posso uscire … circa cinque ore di looping … speriamo ne sia valsa la pena …
Il taxista mi ha aspettato, siamo andati dal ciclista, abbiamo litigato sul prezzo … poi mi sono messo alla ricerca delle mappe, ne ho trovata una di un metro quadrato che ha anche un pezzo di Sudan, poi ho finalmente mangiato una pizza! Mentre tornavo dal ciclista si è scatenato un diluvio con grandine … poco protetto dall’ombrellino che ho comprato per strada … ho raggiunto il ciclista mezzo inzuppato … la bici era a posto … ho fatto cambiare un freno … e il meccanico è riuscito a mettere in pratica la mia idea di spostare il parafango più in alto … sono tornato in albergo sfinito … c’è una palestra dove fanno massaggi … ma il massaggiatore non c’era … quindi mi sono addormentato … ho rimbalzato l’invito di Luci che mi aveva dato qualche dritta per le mappe … perchè domani si ricomincia …
Penso Addis è una delle città con i taxi più vecchi del mondo predominano le Lada, made in Russia, copia delle Fiat 124, ma ci sono anche FIAT 132, 131 e anche 1100 … mentre andavo all’aeroporto volevo aprire il finestrino, ma non c’era la manovella ne a destra ne a sinistra, ho chiesto al conducente e … mi ha passato una manovella da infilare e girare …