Trentanovesima tappa

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Good bye Etiopia, welcome Ramadan!

Gli ultimi 35 chilometri sono passati piuttosto velocemente, con la bici che produceva strani rumori come sempre succede quando il giorno prima abbiamo preso tanta acqua.

Arrivato al confine per entrare in Sudan si passa da una barriera costituita da una corda, passo sotto, un tipico pastore etiope mi dice che vuole controllare il mio bagaglio … non lo cago … e vado all’ufficio dove timbrano i passaporti … il pastore mi rincorre … e ripete la stessa solfa … gli chiedo di mostrarmi il tesserino … ce l’ha! Torniamo indietro controlla, mi chiede se ho il laptop, e chi dimostra che è mio … controlla sommariamente nelle borse e mi lascia andare …

Parte Sudanese, all’ufficio immigrazione un gruppo di simpatici militari timbra il passaporto con la clausola ‘che devo registrarmi entro 3 giorni’ … ‘dove?’ … ‘a Karthoum’ … ‘ma sono in bici e sono più di 500 km!’ … ‘no problem se non fai in tempo pagherai una soprattassa …’ … poi il capo, che mi tiferà poi lungo la strada, mi dice che sono in Ramadan di fidarsi di lui e che non ha voglia di parlare troppo …

t39-p1030219Vado alla banca prossima all’ufficio per cambiare i dollari … non li cambiano per via del Ramadan … inizio una contrattazione degna di Paperone e Rockerduck fino a che mi cambiano 1 dollaro per 5 pounds … Mentre contrattiamo di fronte a un gommista, faccio pulire la bici con l’aria compressa, mi chiede 10 pounds, gliene do venti, mi da il resto di 5 … tutta la gente che era li gli ha detto di non fare il furbo e uno ha chiamato un poliziotto … mi è piaciuto questo senso civico …

L’effetto collaterale del senso civico è che il poliziotto mi intima di andare al security office … controllo passaporto, dove vai e cosa fai, poi vuole vedere la macchina fotografica e foto in memoria … cosa potrei aver fotografato in quei 400 metri di Sudan?

Poi mi manda al custom office, che chiama customer are office …, controllo passaporto ancora, trascrizione dei miei dati su un altro libro e abbiamo finalmente finito.

Parto, ma è tardi per arrivare a Al Qadarif, il non arrivarci oggi, vorrà dire saltarlo perchè poi domani i chilometri saranno troppo pochi, peccato perchè poi la prossima città è a più di 300 km …

A Doka cerco un likundi, ne trovo uno con dormitorio comune, letti fatti di rami e rete senza materasso costituita di fili per stendere la biancheria intrecciati … vado avanti … dopo una dozzina di chilometri vedo una scuola e chiedo se c’è un sistemazione per la notte … mi chiamano Idle che parla inglese e mi porta a casa sua.

t39-p1030220Nella sua proprietà ci sono quattro casette col tetto di paglia decorato sulla punta, più una cucina dove le donne sono intente a preparare il cibo per l’immimente fine del Ramadan, c’è bagno solo per ‘short call’, pipì, per ‘long call’ bisogna andare a 300 metri nei pressi di un ripetitore di una compagnia telefonica, ci sono delle piante molto belle, che Idle che è anche giardiniere cura personalmente.

La cena è stupefacente per me la migliore da quando sono partito! Si inizia con succo di limone zuccherato, una specie di lenticchie con dei datteri, poi carcadè, una specie di porridge dolce che penso farà bene al mio stomaco, thè, e gallina servita con una specie di polenta. Si mangia su delle stuoie, da una parte donne e bambini dall’altra gli uomini. La luna è piena a metà, ma illumina più che a sufficienza.

I genitori di Idle si sono trasferiti qui dal Darfour sessantanni fa, lui non ci è mai stato e non ci vuole andare, è innamorato dell’inglese e delle donne etiopi che secondo lui hanno gli occhi incantevoli. Gli agricoltori neri in Darfour, hanno dovuto lasciare spazio ai pastori/allevatori di etnia araba armati dal governo, piano piano per i neri del Darfour non ci sono stati più diritti, scuole e religione. Ecco perchè suo padre venne qui. Sogna di andare negli Stati Uniti, ma si è preso carico di una famiglia numerosa e impegnativa, tiene botta perchè è un buon agricoltore ed esperto nella produzione di semi. Questo mi ha ricordato anche le mie responsabilità che mi si ripresenteranno da settembre … Ha 28 anni, ama il suo paese, anche se non si sente libero, e pur essendo un buon musulmano soffre l’intromissione religiosa nella sua sfera privata … ‘se bevo un bicchiere di birra mi arrestano’… ha capito che l’inglese è importante e vuole migliorare, non fermarsi, perchè quando cammina a Karthoum non si sente sicuro, e non può dare per scontato che resterà a Tawarit tutta la vita.

Mi ha preparato due letti uno dentro e uno fuori perchè a volte nella casetta col tetto di paglia fa molto caldo … magnifico benvenuto in Sudan!

Seheti N 12° 78,065’ E 36° 40,937’ – Tawarit N 13° 33,0’ E 35° 39,0

132 km