Oggi ho dormito a lungo, scritto email, eliminato dalle borse cose arrivate alla fine del loro ciclo di vita, come biscotti e batterie cinesi, ho cercato e messo insieme contatti, ricevute, fogli volanti che ho accumulato, e non ancora perso, in questi due mesi …
Sarei potuto andare a visitare molte cose in questa città che è subito diventata la mia preferita in Africa, ammesso che geografia a parte, il Cairo e l’Egitto siano Africa. Ma non l’ho fatto, sia per la sveglia ritardata, sia perchè non avevo voglia di chiudermi in un museo di mummie o prendere una barca per turisti, quando fuori c’è questa città viva, vera, che si muove nonostante il Ramadan fiacchi inevitabilmente la vitalità di chi digiuna. Ho preferito camminare fino a piazza Tahrir, che è stato il centro non solo simbolico della rivoluzione iniziata nel 2011, sono personalmente molto cauto su queste rivoluzioni solo il tempo dirà se queste rivoluzioni, che hanno causato e stanno causando migliaia di morti, sono state per il meglio delle popolazioni. Leggevo qualche giorno fa che in Tunisia, dove c’è una delle costituzioni più avanzate nel mondo arabo, se passerà la bozza della nuova costituzione così come è stata proposta in prima battuta, le donne non saranno uguali all’uomo, ma complementari … A vedere questo Cairo così sembra impossibile pensare che questo stato possa finire in mano ai musulmani più intrasigenti, un primo passo per capire come andranno le cose è capire se e quando verranno indette le elezioni.
Nel mio piccolo campione, assolutamente non statistico, non ho trovato nessuno a parte la polizia di Al Balyana, che è contento di come sta andando la nazione.
Il mio albergo dista circa quattro chilometri dalla piazza, le strade fatta eccezione per il ponte che attraversa il Nilo, sono piene di gente e negozi, in alcune strade laterali ci sono tavolate piene di gente pronta per il primo pasto della giornata, anche sotto il ponte ci sono dei tavoli apparecchiati, con gente che aspetta solo il via libera dalla moschea, i tappeti del Sudan lasciano il posto ai tavoli e tra gli ‘avventori’ ho notato anche delle donne.
Durante il tragitto non ho avuto la sensazione di essere in pericolo, come avrei potuto, quando di fianco a me c’erano famiglie al completo intente a fare compere, guardare le vetrine e provare i vestiti e le scarpe esposti fuori dai negozi. Quando arrivo in piazza è praticamente già buio, ma sono colpito dalla quantità di gente che mangia e chiacchera.
Piazze, edicole, taxi col tassametro, semafori, gelaterie, fast food americani, rafforzano la mia idea di trovarmi in una città con la C maiuscola, inoltre questa specie di movida che anima le strade che partono da piazza Tahrir, è il contorno perfetto per camminare, rilassare e provare a sciogliere le gambe dopo tutti questi chilometri. Qui si percepisce la vita e la voglia di vivere di stare all’aperto, di muoversi, per contrasto mi vengono in mente quei centri commerciali di Johannesburg, spesso abbinati a casinò, come ad esempio il Montecasino, dove all’interno è stato accuratamente ricostruito un tipico paese italiano, con piante di plastica, cielo finto, trattorie e ristoranti thailandesi, fast food, gente triste e obesa si attacca alle slot machine per ore bevendo coca cola … la gente ricca va lì … parcheggia nel sotterraneo … passa per uno scan e una perquisizione … e si trova nel paesello italiano di plastica … che anche se non ho mai provato deve essere lo stesso che fare l’amore con una bambola gonfiabile … è il problema di queste città cresciute sulla sperequazione tra molto ricchi e molto poveri con mille paure dove la gente preferisce rinchiudersi piuttosto che aprirsi … ovviamente preferisco il Cairo tutta la vita … il Cairo è stata una scoperta inaspettata e sicuramente ci tornerò con più calma.